Abstract
I brevi appunti che seguono, dedicati all’esperienza che chiamiamo «eccesso», intendono rendere conto del fenomeno del «corpo proprio», in contrapposizione al corpo-cosa (Körper). L’«eccesso» rinvia altresì alla relazione «quasi mistica» dell’intersoggettività, così come a quel «campo fenomenologico» che si stabilizza mediante le Stiftungen, le istituzioni simboliche in cui l’eccesso si cristallizza, si incarna, senza tuttavia esaurirsi o risolversi in esse. «Campo fenomenologico» che in tal modo si dis-vela, e che estende il proprio raggio fino al suo limite stesso. Il «corpo come eccesso» lascia apparire la propria corporeità (Leiblichkeit) nonché, in maniera intermittente, gli schematismi nei quali o attraverso i quali il «pensiero» cerca il senso stabilizzante dell’eccesso stesso. L’«eccesso» non è solo quello del Leib, ma anche della Lebenswelt, del mondo, del mondo della vita. Tutto ci eccede, e noi siamo l’incarnazione di questo «eccesso» – non del mondano, ma del Mondo. Infine, l’inconscio, che così si manifesta in maniera intermittente, si lascia cogliere, arcaico e sublime, precisamente per ciò che è: l’eccesso stesso.

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